Carotenuto, i colori per parlare all’anima del paesaggio e lasciare tracce

A sei anni dalla morte, il maestro con le sue opere veicola ancora chiarezza: è un codice luminoso, il suo, parlante. E dell'auspicio della chiarezza abbiamo bisogno tutti, come pane spirituale oltre che come dovere di trasparenza, innanzitutto verso noi stessi.

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Tutti i paesaggi che hanno una durevole presa sull’uomo, osservava Nietzsche, conservano uno schema semplice di linee geometriche e, senza quel sostrato matematico, non diventerebbero mai artisticamente allietanti. Abbiamo ritrovato questo compiuto modello filosofico-esistenziale in libreria, nella selezione artistica operata da Massimo Bignardi delle opere del pittore Mario Carotenuto. Un lavoro di alcuni anni fa, che conserva una carica di struggente bellezza e un potente messaggio e che è giusto ricordare, per le orme che attiva, a sei anni dalla scomparsa del maestro, avvenuta il 24 ottobre del 2017, all’età di 95 anni.

La linearità dei paesaggi di Carotenuto crea autentiche orme nell’anima

Sono chine-itinerario che attraversano i paesaggi più intimi e profondi di ciascuno e irrompono nell’anima di paesi eterni, in un gioco di specchiamenti e di rinvii. Il viaggio, dal Capoluogo, raggiunge i borghi silenziosi della provincia salernitana più interna, fino alla soleggiata Costa di Amalfi e al vigoroso e brulicante Agro Nocerino. Dodici tappe che narrano la vita del grande artista: ricompaiono, infatti, le pagine di un’esistenza legata alla terra come ad una matrice necessaria. Ogni tratto diventa origine dell’origine, causa prima di tutte le concause, germinazione e coagulo di ogni pensiero. Sono spazi nei quali Carotenuto è vissuto e ha operato, le sue aree visive ed espositive, i laboratori e i palcoscenici della intensa e acutissima intelligenza estetica che lo guidò, i perimetri infiniti nei quali il maestro conferiva libertà alle idee, seguendole con complice patire. L’anima di piani e angoli giunge a noi nella geometrica linearità nietzschiana di un disegno che cattura: il segno attinge l’anima, la supera lungo le traiettorie della storia e a noi non rimane che tacere rapiti.

Sono racconti del nostro territorio, avvolto in una bellezza aggressiva e a tratti amara. E questi quadri ci restituiscono di essa uno stampo trasparente come l’acqua, tenero come uno stelo, docile più di un sorriso infantile. L’intimità di Carotenuto rivisita e rielabora l’anima dei luoghi soltanto “con l’energia della linea” e il destino della nostra terra ci riappare nello stesso presente che, ogni giorno, noi giornalisti tentiamo di raccontare, spesso senza altrettanta efficacia.

L’arte è un codice spesso segreto, cifrato. In Carotenuto, al contrario, veicola chiarezza: è un codice luminoso, parlante. E dell’auspicio della chiarezza abbiamo bisogno tutti, come pane spirituale oltre che come dovere di trasparenza, innanzitutto verso noi stessi.

Andrea Manzi

Coordinatore di RQ. È stato redattore capo de Il Mattino, fondatore e direttore del quotidiano La Città (Gruppo l’Espresso), vicedirettore del Roma, condirettore del Quotidiano del Sud. Insegna Teoria e tecniche della Comunicazione giornalistica presso l’Università di Salerno, della quale è stato consigliere d’amministrazione. Presiede “Ultimi. Associazione di legalità ODV”. Collabora alle trasmissioni culturali della notte su Raiuno. Scrive per il teatro, al suo attivo pubblicazioni poetiche, narrative e saggistiche

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