Anna Karenina, la disperata ricerca della felicità

A quindici anni di distanza, il capolavoro di Tolstoj torna sulla scena per la stagione 2023/24 e ha la firma del regista Luca De Fusco: dopo aver inaugurato il cartellone dello Stabile di Catania – che, insieme al Teatro Biondo Stabile di Palermo, si è occupato della produzione - prosegue la sua tournée negli altri teatri italiani

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Continua a distinguersi tra i romanzi più letti al mondo – ed anche tra i più ascoltati degli ultimi anni, ai primi posti nella classifica italiana degli audiolibri – e non vi è bookblogger che non ne abbia parlato al proprio seguito: scritto nel 1877, ai nostri giorni Anna Karenina è perfettamente in grado di collezionare nuovi, affezionati lettori. Se le versioni cinematografiche sono innumerevoli, altrettanto noti possono dirsi gli allestimenti teatrali in Europa e nel resto del mondo, che dagli anni Novanta ad oggi non sono mancati, pur richiedendo uno straordinario impegno agli addetti ai lavori. In Italia, risale al 2008 il lavoro di Ejmuntas Nekrošius – con adattamento a cura di Tauras Cizas e Mascia Musy nei panni della protagonista – in linea con lo stile visionario del regista lituano.

A quindici anni di distanza, il capolavoro di Tolstoj torna sulla scena per la stagione 2023/24 e ha la firma del regista Luca De Fusco: dopo aver inaugurato il cartellone dello Stabile di Catania – che, insieme al Teatro Biondo Stabile di Palermo, si è occupato della produzione – prosegue la sua tournée negli altri teatri italiani. È l’attrice Galatea Ranzi vestire i panni dell’eroina letteraria, mentre figurano tra gli altri interpreti Debora Bernardi (Dolly), Francesco Biscione (Levin), Giovanna Mangiù (Betsy), Giacinto Palmarini (Vronskij), Stefano Santospago (Oblonskij), Paolo Serra (Karenin), Mersila Sokoli (Kitty) e Irene Tetto (Lidjia).

Il palco diventa così una grande stazione ed è lì che si avvicendano tutte le scene – le conversazioni in salotto e i pranzi, il ballo, la gara di corsa equestre, la serata a teatro – scorrendo inesorabili attraverso il luogo che ha sancito il destino della protagonista, laddove ha incontrato Vronskij e visto in lui la possibilità di un amore pieno. Ma se la vicenda parallela di Kitty e Lenin porterà a un esito lieto, Anna dovrà scontrarsi con una società che non può perdonarle di aver scelto per sé stessa, invece di costringersi in un matrimonio infelice. Chi è il vero colpevole di una simile tragedia? Intelligente, piena di fascino, la protagonista avverte il peso del giudizio collettivo: ma il prezzo da pagare sarà più alto di quanto ella abbia immaginato. Abbigliati con costumi ottocenteschi, i personaggi raccontano il dramma della scelta: se Kitty rischierà di mettere a repentaglio l’amore di Levin – che non potrà fare a meno di perdonarla – la sorella Dolly farà i conti con i tradimenti di Oblosnky; mentre Karenin dovrà prendere atto della decisione della moglie. Ai singoli interpreti il merito di aver arricchito i personaggi di una vena ironica senza scadere nel cinismo; Galatea Ranzi, in particolare, convince nel rappresentare la progressiva trasformazione di Anna: che culmina nell’ultima scena, in cui l’attrice dà corpo e voce al delirio della protagonista.

A chi parla, dunque, Anna Karenina? La vicenda di un donna che cerca disperatamente di essere felice, ma si scontra con ostacoli e limitazioni: è forse la sensibilità a questa grande ingiustizia la vera forza del romanzo, che continua ad affascinare e, in qualche modo, a interrogare il pubblico.

Nella sua lunga e fortunata carriera nel mondo della regia teatrale, non è la prima volta che De Fusco si dedica ai grandi classici della letteratura. Per Anna Karenina, ha curato l’adattamento in collaborazione con Gianni Garrera, drammaturgo oltre che filologo e traduttore. Come dichiarato dal regista, l’idea alla base era di “valorizzare l’origine letteraria del testo […] seguendo la lezione di Ronconi del Pasticciaccio e configurando degli “a parte” tipici del linguaggio teatrale” (dal programma di sala). Sin dalla prima scena, si assiste al continuo defluire della narrazione all’interno della performance: una scelta che inchioda l’attenzione dello spettatore, non gli perdona distrazioni, che ha però il pregio di rendere la natura del testo letterario attraverso le battute dei personaggi e altri espedienti singolari. Tra questi, la presenza di uno schermo velato che attenua parzialmente i colori e le luci del palcoscenico, e consente la proiezione (a cura di Alessandro Papa) di frammenti narrativi e brevi sequenze filmiche. Con il contributo di Marta Crisolini Malatesta (scene e costumi), Gigi Saccomandi (luci), Ran Bagno (musiche), Alessandra Panzavolta (coreografiche) e Lucia Rocco (aiuto regia).

Visto al Teatro Quirino nel dicembre 2023, pochi giorni fa.

Annateresa Mirabella

Nata nel 1996, è laureata in Semiotica e in Filologia Moderna. Attualmente frequenta il master in Critica Giornalistica presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico

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