La magia della musica che incontra i territori

Arriva a conclusione l'Aquilonia Jazz Festival, l'appuntamento fortemente voluto da Antonio Onorato: «Un'operazione culturale di livello ben integrata a livello locale: una magia per evidenziare la vittoria della musica».

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Un’operazione culturale di livello che si è sposata con la cultura del posto. Laddove si perde all’orizzonte lo sguardo (sia verso la Puglia che verso la Basilicata) nelle zone definite ‘Alta Irpinia’ (Aquilonia,  proprio lì dove è nato il grandissimo chitarrista partenopeo Antonio Onorato), ha avuto luogo il battesimo di una nuova kermesse musicale di grande richiamo: la prima edizione dell’‘Aquilonia JazzFest 2025’. Il programma ha previsto concerti con artisti di rilievo e giovani talenti, jam session, e incontri letterari. Onorato, chitarrista e compositore di fama internazionale, ha trasferito in questo progetto non solo la sua lunga esperienza artistica maturata in tutto il globo, ma anche un profondo legame affettivo e culturale con la sua terra natale.

Antonio, cosa è stato per te il Festival nella tua città d’origine?

‘Aquilonia JazzFest’ mi ha riempito di soddisfazione. Mi sento davvero felice perché ha dimostrato d’essere davvero all’altezza. Questa edizione di ‘tenuta a battesimo’ del Festival è stata una scommessa vinta. Sapevo che sarebbe stato così anche perché mi sono interfacciato, questa volta, con un’amministrazione che mi ha supportato e che non ha fatto chiacchiere. Devo anche dire che quest’idea della realizzazione di un Festival ad Aquilonia, lì dove sono nato un po’ di tempo fa, l’avevo in testa da oltre quindi anni e quando mi sono rivolto in passato alle altre amministrazioni, mi hanno ‘regalato’ solamente false promesse. Mi si diceva: ‘Sì è interessante … faremo, faremo’. Ma la cosa puntualmente si chiudeva sempre con un nulla di fatto. Non nascondo che la cosa mi faceva star male: perché non poter offrire un contributo alla mia cittadina dell’Alta Irpina? Questa volta,  un nuovo esecutivo e un nuovo sindaco: Antonio Caputo, mi hanno supportato da subito con sforzi economici anche notevoli e cominciando a arruolare sponsor. Così la macchina organizzativa si è messa immediatamente in moto mettendo in piedi la prima edizione di ‘Aquilonia JazzFest’ aspettando la seconda edizione che coinvolgerà molti centri intorno ad Aquilonia e Lacedonia ed altri centri ancora. Puntiamo a durare nel tempo ed a coinvolgere sempre più centri abitati.

Antonio, tiriamo le somme di quest’esperienza

Personalmente, ora che è finito il festival, posso dire di essere estremamente soddisfatto. È stata fatta un’operazione culturale molto importante che si è sposata con la cultura del posto, creando una sinergia e sprigionando amore e quando accade questa forma di ‘magia’ allora vuol dire che la musica ha vinto. Musica, a parer mio, ricetta per la pace, grazie all’amore e alla serenità che la musica stessa sprigiona. L’idea che mi ha spinto ad optare per quel tipo di cartellone o programma è stata quella di diffondere la cultura jazzistica e anche strumentale. Ho preferito inserire anche alcune presentazione di libri, con relativi dibattiti, che riguardano sempre la musica: il jazz e la musica d’improvvisazione e quando mi riferisco all’improvvisazione parlo anche di jazz, la ‘world music’. Non cito solamente il jazz americano ma anche del jazz africano, cinese ed ovunque ci sia improvvisazione. La ‘tre giorni’ del festival, con i tre concerti principali, ha visto tre presentazioni di libri legati alla musica. Tra questi autori davvero importanti; Fabio Mariani (tra i più grandi chitarristi e didatti esistenti) che ha presentato la sua ultima pubblicazione ‘Chord Melody Jazz Standard’, (Volontè & Co); il grande esperto di musica rock e jazz Carmine Aymone che ha presentato ‘Yes I Know … Pino Daniele. Tra pazzia e blues: Storia di un Masaniello newpolitano’ edito dalla (Hoepli) ed infine la presentazione di ‘A Bordo Palco’, edizioni (Arcana), ultimo libro a firma del giornalista e critico jazz, Paolo Romano, giornalista del famosissimo ‘Musica Jazz’ … giornale storico e di punta del jazz.

Sono stati i concerti ‘di rilievo’ che, dall’otto al dieci agosto, hanno animato piazza Marconi e il Largo Belvedere. Tre momenti musicali che si sono occupati del jazz di casa nostra. Il giorno otto apre il festival il magico chitarrista materano e milanese d’adozione Gigi Cifarelli. «Artista che ritengo essere una delle massime espressioni della chitarra jazz europea» – dice Onorato. Il giorno successivo, o meglio la sera il turno della grandiosa fisarmonicista Rita Di Tizio, polistrumentista particolarmente attiva tanto come docente quanto come concertista. Nella serata conclusiva sale sul palco l’immenso ‘Neapolitan Avantgarde’ di Antonio Onorato, affiancato da una ‘special guest’ d’eccezione, il sassofonista Pasquale Innarella al quale, poi è stato consegnato il‘Premio Aquilonia JazzFest 2025’. Si è trettato di tre idee che hanno fuso la grande tradizione afroamericana con le atmosfere mediterranee, passando per i colori intensi del tango argentino, con l’omaggio ad Astor Piazzolla della Di Tizio.

«Durante il mio concerto – racconta Onorato – c’è stata una sorta di jam session, durante la mia trascinante versione di ‘Tammurriata Nera’ e lì si sono visti i due sassofonisti, Gianni D’Argenzio e Pasquale Innarella, appunto, duellare. Un vero e proprio happening che ha trascinato il pubblico un ambiente trasformatosi immediatamente in una sorte di festa ‘nazionaljazzpopolare’. Rocco Melillo, poi (trombettista di Aquilonia ma che ora è a Milano) è salito sul palco ad unirsi con i fiati ed ho iniziato un mio brano, Coinda. Tutti e tre i fiati hanno cominciato ad interagire diventando una sezione-fiati africana come i Touré Kunda.

Antonio Onorato afferma con decisione:«Il jazz non è solamente afroamericano ma deve essere reclamato come musica ‘afro-italoamericana’. Noi italiani siamo abituai a non rivendicare mai nulla abbiamo delle eccellenze e poi lasciamo perdere e non pretendiamo l’appartenenza. Bisogna ricordare le cose e la storia, quindi nel jazz gli italiano contano! I neri che erano andati in America non sapevano nemmeno che cosa potesse essere il sassofono o la tromba e chi ha trasmesso questi strumenti agli afroamericani? Sono stati i nostri immigrati che hanno fatto conoscere gli strumenti a fiato! Ho voluto fortemente, ad Aquilonia, la banda tipica del paese e non la street band e questo per rivendicare e trasmettere questo messaggio che continuerò a dare anche nelle prossime edizioni del Festival

Antonino Ianniello

Nasce con una spiccata passione per la musica. Si laurea in lettere moderne indirizzando la scrittura verso il giornalismo, percorre in maniera sempre più approfonditamente e competente le strade della critica musicale, pubblicando numerosi articoli su jazzisti contemporanei e prediligendo, spesso, giovani talenti emergenti. Ama seguire il jazz, blues e fusion e contaminazioni.

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