Deidier, l’importanza di scrivere del quotidiano

L'ultima raccolta del poeta, "Quest’anno il lupo fissa negli occhi l’uomo", è un mosaico intimo e penetrante, proprio come l’incrocio di sguardi di un animale che si trova faccia a faccia con la persona.

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Roberto Deidier

Uno degli appuntamenti più attesi dell’anno: il Salerno Letteratura Festival si conferma, con la sua tredicesima edizione, un punto di riferimento per la letteratura nostrana e internazionale. Un programma ricco di eventi tra il 14 e il 21 giugno, stavolta dedicato al potere alternativo della letteratura, un tema inesauribile che si condensa nel titolo scelto per il festival, In faccia ai maligni e ai superbi. Letteratura come contropotere.

Ad aprire le danze per la sezione poesia è stato l’incontro, in collaborazione con la Fondazione Alfonso Gatto, “La lingua perduta dei poeti” dove il poeta, saggista e professore universitario Roberto Deidier ha dialogato con il critico e professore universitario Vincenzo Salerno sulla sua ultima raccolta Quest’anno il lupo fissa negli occhi l’uomo, edito Molesini. La raccolta è stata candidata al Premio Strega Poesia 2025 e racchiude, per usare le parole dell’autore stesso, «testi che non hanno trovato spazio in altre raccolte». Nasce da un momento biografico, i suoi sessanta anni, e dal desiderio di trovare una collocazione per queste parole ancora inascoltate. Il titolo è una citazione di Anna Maria Ortese e il lupo diventa protagonista nel trittico Tre canzonette per il lupo. Il lupo trascende a simbolo, rappresenta una nostra intima paura. Per Deidier, il lupo rappresenta la paura di non farcela: «Il mio lupo è l’ansia di non farcela; ogni volta che comincio un lavoro o una ricerca penso sempre di non farcela, come se avessi sempre vent’anni, con le stesse paure e gli stessi timori di allora; l’esperienza, sotto questo punto di vista, non mi ha insegnato nulla».

Nonostante la sua pluridecennale attività nel campo letterario, Deidier si dimostra autentico come la sua poesia. E se la raccolta è più un mosaico di liriche che si intrecciano tra loro, vi è comunque un disegno in due sezioni; la prima, quella iniziale, ha uno sguardo più ampio, la seconda è una poesia d’occasione. L’incontro è stato intervallato dalle letture delle liriche, partendo proprio da Notturno di Adriano, che tradisce il legame profondo dell’autore con il libro da lui amato Memorie di Adriano di Yourcenar, arrivando a Per una sinistra abortita in cui il poeta condivide una lamentazione corale sulla situazione attuale: «la storia non ha mai chiesto scusa», ma il malcontento, forse, dovrebbe essere ascoltato. E su questa scia politica-polemica, Diedier afferma: «Sto pensando a un gruppo di poesie che riguarda questo aspetto; come dice Calvino, mi piacerebbe criticare il presente costruendo delle allegorie con il passato». Riprendere il passato in mano, rielaborarlo per comprendere il presente, riportare alla luce fatti come il suo desiderio di dar voce alla cartella su Penna, appena ritrovata insieme ad altri dattiloscritti di altri autori (tra cui Luca Canali). D’altronde, il poeta non ama guardarsi indietro, è più attratto dal futuro con le sue sorprese, ma sa che anche dal passato potrebbe arrivarne una. Non mancano le traduzioni: in questa raccolta, per esempio, troviamo la sua traduzione di Tiger di Blake. Troviamo anche riferimenti ad altri autori o autrici, basti pensare alla poesia dedicata a Giulia Napoleone. Si è lasciato ispirare dall’arte, come dall’Annunciazione di Antonello da Messina o da Gita in barca di Antonio Donghi: impressioni di un vissuto racchiuso in una raccolta. Durante l’incontro, Deidier ha affermato di «scrivere del quotidiano», ma questo non significa disimpegnarsi: «Scrivere del quotidiano significa, per me, cercare di trovare quel nucleo di valori essenziali che trascendono l’esperienza privata per comunicare, invece, qualcosa di condivisibile, di più ampio e universale». E a ragion veduta, per il poeta, «la fisica dell’essenziale» è proprio l’amore, un sentimento condivisibile e universale. Quest’anno il lupo fissa negli occhi l’uomo è un mosaico intimo e penetrante, proprio come l’incrocio di sguardi di un lupo che si trova faccia a faccia con l’uomo.

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