Tra la Fallaci e Pasolini una dolce amicizia rovente

Entrambi dotati di forte temperamento, scevro da qualunque ipocrisia, le cose se le dicevano, anzi spiattellavano in faccia. Il momento più critico del loro rapporto, fu quando l’Oriana pubblicò Lettera a un bambino mai nato e lui le scrisse: “Ho ricevuto il tuo ultimo libro. Ti odio per averlo scritto...". La controinchiesta della giornalista dopo la morte atroce del poeta

Tempo di lettura 6 minuti
Pasolini intervista la Fallaci al Lido di Venezia

Non esisteva nessun altro in Italia capace di svelare la verità come la svelavi tu, capace di educarci alla coscienza civile come ci educavi tu.

 Fallaci

 

Furono amici per dieci anni, l’Oriana e Pasolini.

Gli ultimi suoi dieci anni. Oriana, testimone della sua vita spericolata, in più di un’occasione gli disse “Ti farai tagliare la gola.”

Erano spesso a cena insieme, con il suo compagno Alekos Panagulis e Maria Callas, che aveva con PPP un rapporto strettissimo, al punto che taluno li ritenne amanti. In realtà l’Oriana racconta che Pasolini ebbe nella sua vita di soli 53 anni due donne, ma Maria non fu tra queste. Però tra i due, anche se la Callas ci aveva sperato e non successe, ci fu lo stesso in quegli anni un amore profondo, pieno di mutuo soccorso. PPP sosteneva che se non si era suicidato era solo grazie a lei, la persona che amava di più dopo sua madre. Si confidavano ogni cosa e insieme viaggiarono molto. Lui si prendeva cura di lei con pazienza e tenerezza infinite e l’aiutò a ricostruire autostima dopo l’abbandono di Onassis. Le usava mille premure, come spalmarle le creme per non farla scottare dal sole quando spiaggiavano a Copacabana, subiva i suoi capricci al ristorante, l’aiutava persino a vestirsi e svestirsi.

Invece il rapporto di PPP con l’Oriana fu burrascoso. Entrambi dotati di forte temperamento, scevro da qualunque ipocrisia, le cose se le dicevano, anzi spiattellavano in faccia. Il momento più critico del loro rapporto, fu quando l’Oriana pubblicò Lettera a un bambino mai nato e lui le scrisse: “Ho ricevuto il tuo ultimo libro. Ti odio per averlo scritto. Non sono andato oltre la seconda pagina. Non voglio leggerlo, mai. Non voglio sapere cosa c’è dentro la pancia di una donna, mi disgusta la maternità.” Queste parole la ferirono, ma il suo dispiacere poi decantò. Pensò che erano parole rivolte a sé stesso: “alla morte che rincorreva da sempre per mettere fine alla rabbia d’esser venuto al mondo grazie a una pancia gonfia, due gambe divaricate, un cordone ombelicale che si snoda nel sangue. E poi, si sa, Pierpaolo come donna venerava solo sua madre, come una Madonna messa incinta dallo Spirito Santo.”

Oriana Fallaci

La Fallaci aveva inventato per sé un ossimoro, diceva di essere un’atea cristiana, e lo attribuì anche a Pierpaolo, uomo dai grandi contrasti: amava la purezza e la bellezza, ma appena si avvicinava la notte si perdeva nei posti più sordidi, dove ogni volta rischiava la vita. L’Oriana, non solo come giornalista, ma anche come donna, non poteva farci niente, era attratta da lui. “Se una persona non era infelice, non ti interessava. Ricordo con quale affetto, un giorno, ti chinasti su di me e mi stringesti un polso, mormorando: ‘Anche tu, quanto a disperazione, non scherzi’ .“

“Questo misto di candore e perversione, di timidezza e crudezza. Contraddizioni già presenti nel fisico compatto e atletico di Pasolini, in quella faccia squadrata e incavata, da boxeur, un’immagine che faceva a pugni con la voce gentile e il pensiero colto”  Alessandro Cannavò.

Tra l’Oriana e PPP c’era stato nel ‘63 uno sprazzo di conoscenza, quando lui aveva condotto un’indagine su come gli italiani giudicano il sesso. Il suo documentario s’intitolava Comizi d’amore. Per chi conosce la Fallaci, superfluo precisare che non nutrisse particolare simpatia per gli omosessuali. “Ma cosa vogliono? Si prendano sulle spalle la propria condizione, vivano con fierezza e coraggio le proprie scelte con le rinunce che ne conseguono. Senza cercare imborghesimento e omologazione per una natura diversa.”

Il mondo globalizzato con l’accezione gay lo considerava fastidioso e forse oggi, se PPP fosse ancora vivo, le darebbe ragione nel ritenere che il versante giusto per gli omosessuali non può essere quello dei matrimoni gay con adozione di bimbi o concepimento in provetta… Ma il colpo di fulmine dell’amicizia tra l’Oriana e PPP accade nel 1965 a New York, quando lei scrive e pubblica su l’Europeo uno straordinario ritratto di Pasolini, che intitola “Un marxista a New York”. Lui ha 44 anni. “La luce si abbatte sul viso e schiaffeggia quegli occhi lucidi, dolorosi, quelle guance scarne, appassite, la pelle tesa agli zigomi fino a rivelarne il suo teschio. Per la stanchezza, suppongo. La notte scappa agli inviti e se ne va solo nelle strade più cupe di Harlem…” Il viaggio e la permanenza di PPP a New York, sono estremamente gioiosi e lui dichiara il rammarico di non essersi accorto 30 anni prima di quanto gli piacesse l’America. Passeggia per la città in lungo e in largo, beve Coca Cola, di sera cena con l’Oriana e tra una zuffa e l’altra, le proclama il suo amore per questo paese giovane, disperato, idealista: “Vorrei avere 18 anni per vivere tutta la vita quaggiù!”

Insieme girano nei negozi a scegliere regali per Ninetto: pantaloni, giubbotti. “Ed io mi sentivo quasi imbarazzata a provare quel misterioso trasporto per te. Pensavo: in fondo è lo stesso che sentirsi attratta da una donna.” Ma poi “scoccava”  l’ora del sesso, dei giri nella Bowery, al porto, ad Harlem, nei bar dove nemmeno la polizia entrava: il sottoproletariato globale, gli scenari che univano vita, violenza, verità… All’albergo di Manhattan tornavi all’alba. Con le palpebre gonfie, il corpo indolenzito dalla sorpresa di essere vivo.” Pierpaolo soffre, in quel periodo, di un’ulcera gastrica che dovrebbe farsi operare. Ordina spesso un bicchiere di latte, una macedonia di frutta senza le arance.

Di nuovo si incrociano poi agli inizi degli anni settanta a Rio de Janeiro, dove si danno appuntamento ogni giorno per un paio di settimane. Lei col suo amore dell’epoca, Francois Pelou, corrispondente della France Press, conosciuto in Vietnam. Lui con Maria Callas. Le due coppie si incontrano sulle spiaggie di Copacabana  o di Ipanema. La Callas sonnecchia, gli altri tre parlano di politica. L’Oriana descrive le torture della polizia brasiliana agli oppositori, Pierpaolo resta silenzioso. Lei dunque lo aggredisce con l’accusa di non essere realmente interessato alle battaglie socio-culturali. Lui risponde parlando di Gesù e San Francesco.

È un uomo generosissimo, sia riguardo ai soldi, che al lavoro, all’amicizia. È malinconico, ma ha altresì un lato giocoso e l’Oriana racconta che a tavola con lui non ci si annoia mai. Il problema per chi vuole bene a PPP è rappresentato sempre dal dopocena, perché per lui non esiste alternativa, per concludere la giornata ed infilarsi nel giorno dopo, se non quella di raggiungere i suoi luoghi del sesso e del ‘suicidio’.

Pasolini

Negli anni successivi, quando l’Oriana si lega all’eroe della resistenza greca Alekos Panagulis ed entrambi fanno la spola Roma-Atene, l’Oriana dà a PPP le raccolte poetiche da Alekos scritte nel carcere di Boiati. Scelta coraggiosa, perché sa che il suo parere arriverà senza sconti. Infatti. Pasolini, dopo avere esaminato scrupolosamente il testo originale in greco, ritiene le poesie troppo ricche di anafore, asindeti, forme retoriche apodittiche. Ciò nonostante, esprime un giudizio positivo: ”La letteratura che in Panagulis era puramente retorica, è stata trasformata dalla tortura in letteratura autentica, capace cioè di poesia…” E con Oriana e Panagulis, Pierpaolo continua a frequentarsi anche a Roma. Con loro c’è spesso Ninetto D’Avoli, che chiama Pierpaolo babbo.

Sa tutto, lui, degli spostamenti notturni di PPP. Ed anche la sua ultima sera, Pierpaolo cena con Ninetto e la moglie, poi va via alle dieci e mezzo, per vivere la sua ultima  notte, quella del massacro. Carica sulla sua auto il Pelosi, con cui probabilmente si era già messo d’accordo prima, ma viene seguito da due motociclisti. Gli tendono un agguato in cui lo percuotono sino ad  ucciderlo, passando anche due volte con l’auto sul suo corpo.

Immediatamente dopo la sua morte, parte l’inchiesta, anzi la controinchiesta dell’Oriana, che vi si butta dentro anima e corpo. Farà parlare due testimoni che contraddicono quanto sostenuto dagli inquirenti (che cioè fu solo il Pelosi ad uccidere PPP), ma non vorrà mai rivelarne i nomi, per rispettare il segreto professionale e non mettere a repentaglio la loro vita. Questa ‘reticenza’ le costa un processo e una condanna a 4 mesi di reclusione. I 4 mesi di reclusione vengono schivati grazie a una sospensione della pena, ma permarrà la colpevolezza.

Il mondo del giornalismo l’abbandona ed anche molta opinione pubblica ritiene che la sua versione dei fatti sia inventata in favore dello scoop.

Il 7 maggio 2005, 30 anni dopo, Pelosi interviene in una trasmissione televisiva Rai dal titolo Ombre sul giallo, per smentire la sua precedente versione dei fatti e ribadire che la versione vera sia quella narrata dalla Fallaci sull’Europeo.

La Fallaci riceve molte scuse cui non dà importanza.

 

 

 

Norma D'Alessio

Di mestiere pediatra. Per ulteriori impegno e passione: scrittrice, giornalista, editor. Il suo sito:www.normadalessio.it

Previous Story

Rileggendo “Furore”, il potente inno alla libertà e al senso di giustizia di John Steinbeck