Vessicchio va via e piomba il silenzio sugli Orti della Musica

Il grande direttore d'orchestra, geniale visionario, realizzò uno dei suoi sogni: l’allestimento di serre per la coltivazione del pomodoro San Marzano che cresceva al suono di brani di musica classica. Enzo Salerno racconta la storia dell'amicizia profonda del musicista scomparso con un territorio e una comunità

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Il maestro Vessicchio tra i suoi amici di Sarno, sostenitori dei suoi Orti della Musica

“Dirige l’orchestra il Maestro Peppe Vessicchio”. Anche io come tanti italiani – milioni di telespettatori del Festival della Canzone italiana di Sanremo – avevo conosciuto prima il ‘personaggio’ televisivo. Negli anni ’90, attraverso il video, sul podio in mezzo ai musicisti del teatro Ariston m’aveva colpito quel direttore che si presentava al pubblico con papillon colorati, la folta chioma e l’iconico pizzetto. Nella kermesse sanremese dal 1990, Vessicchio ne aveva vinti quattro di Festival: nel 2000 con “Sentimento” degli Avion Travel di Peppe Servillo; e poi a seguire, “Per dire di no” di Alexia; “Per tutte le volte che” di Valerio Scanu; e l’ultimo nel 2011 con “Chiamami ancora amore”, accompagnando Roberto Vecchioni.

Di persona, invece, lo conobbi nell’estate del 2017. Ricordo con precisione il posto e gli amici in comune che me lo presentarono. Avevo curato, quell’anno, la ristampa di “Re Pomodoro” di Domenico Rea ed Eduardo e Paolo Ruggiero gliene avevano regalato una copia. Ci incontrammo in mezzo ai campi della cooperativa agricola Dani Coop, in un afoso pomeriggio durante la raccolta del San Marzano, il “pomodoro a lampadina attraversato dalla luce del sole” (così lo chiamava Mimì Rea). Peppe – che passò subito ad un amichevolissimo ‘tu’ cogliendo forse il mio imbarazzo – stava in mezzo ai contadini, osservandoli mentre lavoravano; con umiltà, chiedendo a loro consigli e spiegazioni; e, insieme con loro, mangiando spesso i “frutti” direttamente dalla pianta. Oltre ai padroni di casa Eduardo e Paolo, lo accompagnavano Michele Scogliamiglio, medico ricercatore in Scienze dell’Alimentazione e il vulcanico Fofò Ferriere, eccezionale enogastronomo e ristoratore. Nei campi bagnati dalle acque del Sarno stava nascendo e trovò casa – grazie alla volontà di quell’allegra compagnia alla quale fui generosamente aggiunto – l’associazione culturale “Gli Orti della Musica”. Ma soprattutto in quelle terre Peppe Vessicchio, geniale visionario, realizzò uno dei suoi sogni: l’allestimento di serre per la coltivazione del pomodoro San Marzano che cresceva al suono di brani di musica classica.

La giornata finì mangiando pane duro e pomodoro, bagnato da vino ‘nero’, sotto la pergola della casa di Zi’ Vicienz, uno degli ultimi contadini-sentinella in difesa dell’oro rosso nella valle del Sarno. Da allora l’amicizia con Peppe – e con tutti gli altri – si è fortificata sempre di più nel corso degli anni a seguire: sono diventato amico della moglie Enrica, raffinata scrittrice; abbiamo presentato i mei e i suoi libri, scambiandoci spesso i ruoli di presentato e presentatore; con lui, con Eduardo, Paolo, Michele e Fofò siamo andati tante volte in giro a raccontare le bellezze della nostra terra, la necessità di difenderla, la cultura della musica e della letteratura nella promozione dei nostri cibi e delle nostre tradizioni culinarie.  Gli avevo scritto qualche settimana fa con la promessa, come due bambini, di scambiarci i nostri ultimi libri. Da oggi, negli Orti della Musica regna un tristissimo silenzio. Siamo tutti più soli senza il nostro Maestro Peppe Vessicchio.

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