A qualche mese dall’uscita della raccolta poetica Quest’anno il lupo fissa negli occhi l’uomo (pubblicato da Molesini), Roberto Deidier torna in libreria con un nuovo volume, Altre Samarcande (edito da Giometti & Antonello). Due testi affini nella “gabbia” (per citare una parola cara a Deidier traduttore) della selezione antologica dei brani ma palesemente diversi nella forma di scrittura: dopo la poesia, una raccolta di brevi prose narrative. Ancora più nello specifico, Altre Samarcande è un libro di “memoria” e di “racconto”; un diario biografico e letterario che Deidier assembla mettendo insieme prose già apparse su riviste o in rete insieme con alcune inedite, tenute adesso insieme sotto un titolo che è suggestione della sua infanzia: “L’altrove di cui si nutrivano le mie fantasie era una città di cupole azzurre, simile a quella costruita da Tamerlano, ma molto più aerea e ubiqua. Ne ho disegnate tante, di quelle cupole soltanto immaginate. La memoria fa questo: ci avvicina a una finzione, nel senso di un racconto che si agita nel pensiero. Ogni tappa di questo libro è dunque una Samarcanda fra le tante possibili”.
Sotto il giogo natale del capriccioso Mercurio, il ‘viaggio’ di Deidier parte da Roma, luogo di crescita e di metamorfosi; innanzitutto per l’arte della poesia, appresa attraverso la pratica quotidiana, “martellante” dell’esercizio della scrittura. E a Roma il giovanissimo apprendista-poeta – lettore onnivoro e appassionato di musica, dalla barocca ai Pink Floyd, che “ascoltava traducendo, e traduceva diteggiando” – trova i suoi primi due numi tutelari in materia di poesia, Amelia Rosselli (romana non di nascita ma di adozione) e Dario Bellezza (genius loci nella città capitolina). Nella galleria di ritratti “Roma-Milano”, dopo Rosselli e Bellezza, compaiono molti altri importanti personaggi che, con Deidier narratore- protagonista, si muovono su di uno sfondo scenografico geograficamente più esteso, tra gli anni ’80 e ’90. Tra questi: “Mamma Circe” Elsa De Giorgi; Piero Bigongiari (del quale Deidier fu “editore” per il quaderno di poeti “Trame” e che lo incoraggiò a scrivere poesia, il suo “terzo mestiere”); Nelo Risi, il “grande Pollicino” che, grazie ai versi, “ha sempre saputo come tornare dal bosco”; Valentino Zeichen, “ultimo Marziale” e “disilluso Petronio” dal quale Deidier apprende la metafora della scrittura come fotografia, “come sviluppo (prima del digitale) e passaggio dal negativo al positivo, attraverso il giusto dosaggio degli acidi”; Luciano Erba, “uno dei suoi poeti preferiti” e la lunghissima e intatta amicizia con Anna Cascella, che ancora ‘proustianamente’ si rinnova riaprendo un cassetto “pieno di carte colorate e di fragole che non odorano”. Cambia lo scenario nel terzo capitolo del libro (con tre inediti, “Barcarello”, “Acque Calde”, “Ustica”), viaggiando adesso verso sud, dalle acque fluviali di Roma a quelle marine dell’“isola madre” Sicilia, dove Deidier insegna all’università di Palermo. Altre Samarcande si chiude con la riproposizione del racconto “La bocca dei morti è un pozzo nero” (apparso più di dieci anni fa su “Nuovi Argomenti”) che, nella metafora del titolo, pare riassumere la paradossale possibilità di incontro – e di arricchimento, umano e intellettuale. come le prose di Roberto Deidier insegnano – del passato con il futuro: “Era un paradosso, lo sapeva, ma si può nascere in un cimitero, dal proprio orecchio e all’improvviso, a quasi trent’anni, comprendendo che la bocca dei morti è un pozzo nero da cui non fuoriescono le parole di un passato estraneo, mai vissuto, ma quelle di un futuro vigile, disposto a incontrarci”.

