Se l’ortaggio diventa ambasciatore di napoletanità

Vomero e Villanova, nell’Agro sarnese-nocerino sono gli orti più celebri, due poli della densissima geografia letteraria di Domenico Rea

Tempo di lettura 1 minuto

L’estate – che a Napoli dura andando anche oltre il mese di settembre – è, nel calendario dei sapori di Domenico Rea, stagione di accesissimi colori, di “trionfi”, olfattivi e gustativi. Dominano le tavole e sublimano i palati soprattutto due solanacee – entrambe straniere, sudamericane – e tutt’e due con variegate sfumature cromatiche: verde, giallo, rosso, bluastro.

Pomodori e peperoni sono, inoltre, ambasciatori riconosciuti della ‘napoletanità’ reana: “prototipi” della produzione agricola meridionale – e gli ortaggi più richiesti nella conseguente trasformazione industriale – “totem del loro dialetto priapesco e pulcinellesco”, veri e propri pezzi di “scultura vegetale”. D’estate i due prodotti di terra combattono – ad armi pari – contro le numerose ‘proposte’ culinarie del pescosissimo mare della Campania Felix, spesso abbinandosi nei piatti: alici, sarde, cefali e cefalotti, rombi, aguglie reali e pesci bandiera lunghi e rilucenti come spade di guerrieri, oltre a polpi di scoglio e a polipi e frutti di mare in quantità. E gli orti campani più celebri dove crescono peperoni e pomodori sono quelli Vomero e di Villanova, nell’agro sarnese-nocerino: due poli della geografia letteraria di Don Mimì. Si raccolgono qui i preziosi prodotti che daranno vita a portate – e a sapori – proletari, borghesi e aristocratici al tempo stesso. Abbinati alla pasta, serviti da soli, oppure facendo da contorno ad altre pietanze, riescono comunque a conservare il loro gusto “antico”, senza mai rivelare il loro segreto “agricolo e povero”, che dal Re Nasone era arrivato fino alla tavola dei Windsor in Inghilterra.

Previous Story

Sua Altezza il peperone, re dell’estate