Judith Hill, la corista delle leggende della musica

La voce dell'artista è molto vicina alle sfumature canore del grande Stevie Wonder e per tanti anni è stata sempre su grandissimi palchi, ma mai da protagonista.

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Il mondo del jazz è davvero molto vasto e spesso girando un po’ sulle varie piattaforme streaming (Le piattaforme di streaming hanno cambiato drasticamente il modo di ascoltare musica online, nda) parleremo della statunitense Judith Glory Hill che, per chi non la conoscesse, è una cantautrice di Los Angeles. La cantante di colore è una vera polistrumentista. Per diversi anni ha fatto da corista per alcuni dei più importanti gruppi e artisti americani, tra cui Stevie Wonder, The Roots, Michael Jackson ed Elton John: sempre su grandissimi palchi, ma mai da protagonista.

La sua storia, insieme ad altre, è raccontata nel film ‘20 Feet from the Stardome’, una fotografia sui sacrifici e le fatiche dei backup singers o cantanti di supporto di alcuni dei più grandi artisti del nostro tempo. Nel 2013 arriva la vera svolta per Judith. Decide di partecipare a “The Voice” seguitissimo talent musicale, conquistando il pubblico con la sua voce espressiva, pastosa e piena di soul, candidandosi da subito alla vittoria finale: la superiorità tecnica e artistica della Hill d’altronde è evidentissima. Judith viene eliminata. L’eliminazione però è quasi un colpo di fortuna, dato che riceve moltissima attenzione dai media, dal pubblico e da Prince! Judith passò quindi diversi mesi a Paisley Park a lavorare con il Folletto e con i suoi musicisti di fiducia su quello che sarà il suo primo disco: un concentrato purissimo di funk, soul e r&b, con moltissimi richiami alla vecchia scuola con qualche spunto più moderno. Al ‘Blue Note’ presenterà i brani del nuovo album ‘Baby I’m Hollywood’, uno splendido mix di soul, meravigliose ballate per pianoforte, funk psichedelico. È stata dunque corista principale per artisti come Michael Jackson, Prince e Josh Groban.

La sua voce è molto vicina alle sfumature canore del grande Stevie Wonder, specialmente in un brano: ‘How could we know’ cantata insieme ad Eric Clapton. Precedentemente la Hill fu scelta da Michael Jackson per il suo tour di date. Judith quale ‘prima partner’. Soprattutto per ‘I Just Can’t Stop Loving You’. Alla dipartita del mito funambolico Michael, la Hill, insieme al resto dei membri del cast di del tour ‘This Is It’ (50 serate cancellate a causa della scomparsa del celebre showman americano), si esibì alla cerimonia funebre del celebre Jackson allo ‘Staples Center’, nel centro di Los Angeles. La Hill attirò l’attenzione di tutto il mondo quando cantò la celebre canzone ‘Heal the World’.

L’ascesa alla fama di Judith Hill è data da un docufilm di Morgan Neville. Nel film-documentario si racconta la storia mai riportata dei coristi dietro alcune delle ‘più grandi leggende musicali del ventunesimo secolo’. Judith Hill, poi, partecipa, insieme a nomi internazionali del mondo della musica, al ‘Sicilia Jazz Festival’ edizione 2023 (23 giugno – 2 luglio): la kermesse, promossa dalla Regione Sicilia. Il ‘Sicilia Jazz Festival’ è strumento di veicolazione della produzione di musica jazz ed è volano turistico, culturale ed artistico della bellissima Sicilia, oltre ad essere l’unico Festival che esista al mondo interamente dedicato alle produzioni orchestrali e che ha visto protagonisti non solamente la famosa ‘Orchestra Jazz Siciliana’ ma soprattutto gli studenti dei conservatori isolani. Per la terza edizione del ‘Sicilia Jazz Festival’ sono stati presenti nomi del calibro di Marcus Miller, Anastacia, Gregory Porter, The Manhattan Transfer, Earth Wind & Fire Experience, Bob Mintzer, Diane Schuur ed appunto Judith Hill grande vocalist oltre che pienista e chitarrista.

Nel suo lavoro (Baby, I’m Hollywood) la Hill svela un ambizioso e multiforme documento che racconta il suo viaggio alla scoperta di sé stessa. Il disco, di 13 tracce, è stato pubblicato nel marzo 2021 ed è una dichiarazione personale vibrante e provocatoria, un’escursione approfondita negli annali della musica nera: passato, presente e futuro. Ricco di musica soul di ritorno al passato, ballate di pianoforte e funk psichedelico spavaldo, l’autoprodotto ‘Baby, I’m Hollywood’ trova la Hill liberata, concentrata e rinata.

Dal vivo ha una vivace band, si impone grazie a un suo rinnovato atteggiamento, riflette sul piacere, dolore, celebrazione e sulle conseguenze, che formano questa raccolta di storie finemente realizzate in canzoni.

«Volevo personificare Hollywood come una donna sopravvissuta. Nella mia carriera, ho attraversato così tanti alti e profondità … ma lo spettacolo deve continuare. Il messaggio è essere persistenti, portare in scena tutto il tuo dolore e la tua storia».

Judith Hill, figlia di due musicisti: Michiko Yoshimura, pianista e Robert Lee Hill, Bassista incontratisi in una band funk del 1970, continuando ad esibirsi per un periodo nell’ensemble di supporto di Judith. Dopo essere stata in Francia, Judith ritorna negli States ispirata intraprendendo una fulminea ascesa come cantante soul, cantautrice e leader di una band davvero tosta. La singer statunitense riceve molti consensi dalla critica ed un paio di anni dopo (2017) mette in piedi un secondo disco autoprodotto: ‘Golden Child’. Oltre alla sua prodigiosa lista di collaboratori, Judith si ispira e riceve influenze da Frederic Chopin, Antonio Carlos Jobim, Aretha Franklin, Nina Simone, Tata Vega, le Clark Sisters, Jimi Hendrix e Stevie Wonder. Si possono cogliere le loro espressioni sfumate all’interno del suo sound e del suo mood. La cantautrice e polistrumentista americana, ha fatto tappa nella Capitale con il tour 2023 che sta portando in giro per tutta l’Europa.

Per il ‘Roma Jazz Festival’, lo scorso 4 novembre, all’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone, il live di Judith Hill è stato tra i concerti più attesi di quest’edizione facendo registrare il tutto esaurito. Voce potente e presenza magnetica, Judith Hill ha esordito da solista con il suo primo album “Back in Time” del 2015, prodotto da Prince, passando dalla chitarra alle tastiere, per un’ora e quaranta minuti di concerto, bello e potente, attraversando con la sua band stili e generi diversi: dal blues al jazz funk, dal soul al rock. Pubblico entusiasta chiudendo il live con il suo nuovo brano parterre in delirio.

Antonino Ianniello

Nasce con una spiccata passione per la musica. Si laurea in lettere moderne indirizzando la scrittura verso il giornalismo, percorre in maniera sempre più approfonditamente e competente le strade della critica musicale, pubblicando numerosi articoli su jazzisti contemporanei e prediligendo, spesso, giovani talenti emergenti. Ama seguire il jazz, blues e fusion e contaminazioni.

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