Geografia, la ballata della scuola cieca

L'immagine delle aule con le carte geografiche alle spalle dei docenti sono solo un ricordo di foto ingiallite dal tempo: oggi, con il pretesto dell'innovazione e del cambiamento, lo studio del territorio agonizza e perfino i viaggi non sono più di istruzione ma gite nei villaggi estivi

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Un uomo onesto un uomo probo

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si innamorò perdutamente d’una che non l’amava niente

Nella ballata dell’amore cieco di De Andrè adattata al mondo dell’istruzione oggi, l’uomo onesto è l’insegnamento della geografia e l’una che non l’amava niente la Scuola.

In una foto sbiadita in bianco e nero, ma anche a colori degli anni Ottanta, gli alunni, con o senza grembiule, siedono ad un banco, fingendo di scrivere: alle loro spalle campeggia un’enorme cartina geografica. Come a dire che, se non sai dove sei, l’apprendimento non ha bussola e ci si perde nel mare magnum del sapere, per ritrovarsi sull’isolotto dell’ignoranza, dal quale non si vede altra terra all’orizzonte, dove è sempre buio e non ci sono neppure le stelle.

Dall’idillio di un amore solido e condiviso, la Scuola, amante vanitosa, ha iniziato ad avanzare richieste sempre più capricciose per il suo amante, insegnamento della Geografia.

Gli disse: Portami domani il cuore di tua madre per i tuoi cani!

Via le cartine! Molto meglio le lavagne luminose. E l’insegnamento della geografia ha sperimentato il progresso e si è preoccupato di conoscere i programmi interattivi più coinvolgenti, bandendo per sempre l’immagine del maestro che, con la bacchetta, indica laghi, fiumi e catene montuose, sulla cartina appesa al muro. Giusto che l’innovazione dia il passo al cambiamento!

Voleva un’altra prova del suo cieco amore.

Via lo studio mnemonico: a cosa serve imparare a memoria tutte le capitali del mondo, quando con le nuove targhe automobilistiche sfuma l’occasione di fare attenzione anche alle province italiane, percorrendo un’autostrada in agosto? Quando qualsiasi curiosità sul numero della popolazione, altitudine, tempo metereologico, può essere soddisfatto da un click sul cellulare?

Tagliati dei polsi le quattro vene!

Via lo studio delle due ore di geografia al biennio dei licei, meglio mescolare la disciplina con la storia, creando la geo-storia. Resta solo un prefisso “geo”. Lo stesso di geometria, geologia, geopolitica e di altre materie. Un prefisso, appunto, che, senza un qualche completamento, in autonomia sembra non avere ragion d’essere.

L’ultima tua prova sarà la morte!

La disciplina, rimasta monca della sua peculiarità di indagine e di descrizione, di un tempo segnato dalla campanella, si muove agonizzante e ancora spera di sopravvivere laddove i docenti fanno i salti mortali per poter dedicare la giusta cura ed attenzione.

Ma lei fu presa da sgomento quando lo vide morir contento

La Scuola si ritrova con un insegnamento che non è neppure considerato dagli studenti. E spesso neanche dai professori. Contenti di fare una materia in meno.

La vanità fredda gioiva: un uomo si era ucciso per il suo amore.

Ha vinto la vanità, la volontà di accantonare il passato per procedere verso l’innovazione, incurante dei contenuti. Non si sa indicare un punto su una carta, una direzione. La disciplina che, meglio delle altre, si è adattata e si sarebbe ancora potuta adattare ai cambiamenti, è stata calpestata dalla vanità di una Scuola che, pur di voler stare al passo con i tempi, non muove passi nello spazio. Ed anche le gite scolastiche, che una volta erano viaggio, oggi diventano campi sportivi nel chiuso di un villaggio estivo, come se si fosse in “The Truman Show”.

A lei niente era restato: non il suo amore, non il suo bene, ma solo il sangue secco delle sue vene.

Resta nelle nostre mani la foto stropicciata di una mamma o di un nonno, a scuola, con la cartina geografica alle spalle. Roba vecchia. Oggi le foto sono quelle dello schermo luminoso di uno smartphone: stesso taglio di capelli e occhi coperti dalle dita in segno di vittoria: ha vinto la vanità!

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