Mauro Cozzolino: l’ipnosi in campo contro ansia, stress e attacchi di panico

Da ambiguità e false credenze a pratica particolarmente efficace per curare alcuni disturbi e per supportare interventi medici e chirurgici in sostituzione o in supporto all'anestesia: il professore Mauro Cozzolino, con il suo nuovo libro, lancia una sfida alla comunità scientifica e sdogana l'ipnosi. Da antenata della psicoanalisi a disciplina capace di ricreare una perfetta sintonia mente-corpo: «La trance non deve preoccupare; è una condizione naturale, che tutti viviamo quando siamo immersi in un'attività che ci consente di stare bene».

Tempo di lettura 4 minuti

L’ipnosi come alleata per gestire situazioni di ansia, per affrontare gli attacchi di panico e per supportare, all’occorrenza, medicina e chirurgia. Mauro Cozzolino, psicologo e psicoterapeuta, docente ordinario di Psicologia Clinica presso l’Università degli studi di Salerno, direttore del Laboratorio di Genomica Psicosociale, Ipnosi e Neuroscienze Translazionali “Ernest L. Rossi”, sdogana l’ipnosi. Dalle false credenze e le ambiguità che da sempre accompagnano questa pratica alle evidenze scientifiche che confermano l’efficacia del metodo: è così che il docente salernitano – con il suo libro «L’ipnosi oggi. Dalle origini alle nuove applicazioni» (Carocci editore) – lancia una sfida all’intera comunità scientifica, sottolineando il valore e l’efficacia del metodo e i benefici effetti che ha sul sistema mente-corpo. 

Mauro Cozzolino

Professore, perché oggi è importante parlare di ipnosi?

Perché è importante ridefinire il metodo e parlare delle sue nuove applicazioni. È importante sfatare alcuni misteri e pregiudizi che hanno sempre caratterizzato questa pratica. Il mio primo desiderio, il motivo che mi ha portato a pubblicare il libro, è proprio ridefinire l’ipnosi dei tempi moderni. Parlare di questo metodo oggi, alla luce di tutto quello che sappiamo, è sicuramente diverso rispetto a quanto è stato detto tanti anni fa. C’è proprio una forte necessità di rivedere l’argomento che, è bene dirlo subito, ha evidenze scientifiche.

Quanto è diversa l’ipnosi di oggi rispetto a quella che applicava Freud e che portò poi alla nascita della psicoanalisi?

Oggi tutto ciò che viene fatto è evidence-based: si tratta di un metodo scientifico che spazza via una serie di credenze che, in un primo momento, vedevano l’ipnosi come una pratica magica, misteriosa o pericolosa. L’ipnosi di oggi può essere collegata a quella di Freud solo dal punto di vista storico. Oggi questo metodo è basato sulle neuroscienze e su evidenze scientifiche. Le scelte che vengono fatte dall’ipnoterapeuta ci mettono in condizione di far funzionare meglio il nostro corpo e la nostra mente anche in un processo di auto-guarigione. Con Freud – che ovviamente non poteva sapere tutto ciò che sappiamo ora – si parlava di una ipnosi che poteva far emergere traumi rimossi; oggi facciamo riferimento a connotazioni molto più scientifiche e molto legate al rapporto tra il nostro corpo e la nostra mente. È tutto diverso, conserviamo solo il nome e l’aspetto storico. Ma pensare di avere la stessa idea rispetto a quegli anni, sarebbe come approcciarsi oggi alla medicina con le competenze di tanti anni fa.

Perché nell’immaginario collettivo l’ipnosi è considerata più simile a una pratica magica e non a una terapia?

È un metodo che favorisce l’ingresso in trance, una condizione particolare, che appartiene all’essere umano a prescindere dall’ipnosi. È uno stato particolare, che non è né veglia né sonno. E ha una serie di caratteristiche che rendono il metodo particolarmente complesso. Proprio perché è una pratica complessa, può essere facilmente interpretata in maniera opposta. Spesso, nella considerazione del metodo, si oscilla da chi la definisce una disciplina miracolosa e chi, invece, una suggestione.  Le credenze, è bene ribadirlo, non sono supportate dai dati. Spesso si è parlato dell’influenza che il ruolo dell’ipnoterapeuta può avere sul paziente e di una considerazione quasi circense della pratica. Non è così: l’ipnosi non è possibile senza la volontà del paziente; si tratta di una pratica medica, terapeutica, che può essere messa in pratica solo da medici o da psicologi specializzati. Io mi occupo di ipnosi clinica e sperimentale: la studio e la applico. Il modo con cui ho imparato è quello tipico della famiglia di Erickson. A casa sua si insegnava a tutti. Grazie alla collaborazione ventennale con Ernest Rossi, suo allievo, ho potuto sperimentare questo approccio e viverlo come pratica quotidiana. 

Il nuovo libro del professore Mauro Cozzolino

Le pagine di cronaca giornalistica ci ricordano che l’ipnosi spesso può arrivare in supporto alla medicina o alla chirurgia: spesso abbiamo letto di particolari interventi chirurgici svoltisi con l’ipnosi e senza l’ausilio di anestetici; conferma? E quanto l’ipnosi può agire in soccorso alla medicina e alla chirurgia?

Anche nella storia l’ipnosi è stata di aiuto alla medicina. Nell’Ottocento, tanto per fare un esempio, prima dell’avvento dei farmaci anestetici, anche le amputazioni venivano effettuate praticando l’ipnosi e inducendo stati di trance. Con l’avvento degli anestetici, chiaramente, è risultato molto più sicuro far ricorso ai medicinali. Ma ci sono tantissime situazioni in cui non è possibile usare l’anestesia e allora l’ipnosi arriva in supporto di medici e anestesisti. Io stesso, documentandolo, ho indotto in passato un paziente in trance per consentire l’estrazione del dente del giudizio senza anestetico. Si tratta di situazioni particolari: pazienti allergici, debilitati o per cui generalmente non può essere usata l’anestesia; c’è una casistica molto ampia. Ma posso dire, senza tema di smentita, che si l’ipnosi è una risorsa e un’opportunità poco sfruttata e poco conosciuta, che deve arrivare al grande pubblico. Anche per questo ho voluto che il mio libro fosse divulgativo: vorrei che la cultura dell’ipnosi possa crescere e avvicinarsi al metodo.

Si parla spesso anche di autoipnosi: ci spiega cos’è? È possibile?

Ne parlo anche del mio libro, suggerendo alcuni protocolli, a disposizione di chi voglia conoscere meglio l’ipnosi e prendere confidenza con questa pratica. Sono semplicemente protocolli per rilassarsi, gestire ansia e stress, focalizzare l’attenzione. È possibile perché la trance è una condizione naturale: la viviamo tutti noi in maniera spontanea e la sperimentiamo quando siamo assorti nei nostri pensieri, quando siamo immersi in una esperienza talmente profonda, come la lettura, l’ascolto della musica… Quando ci sembra, in sintesi, di vivere in una situazione a-temporale che ci soddisfa e ci consente di stare bene. I bambini, per esempio, lo fanno sempre col gioco; poi l’educazione e la socializzazione fanno perdere questo dialogo profondo, come se la nostra mente fosse sempre on line. 

Chi può avere bisogno dell’ipnosi? Solo chi sente la necessità di disconnettersi momentaneamente dai ritmi frenetici della vita?

L’ipnosi può essere utilizzata per favorire la riduzione dell’intensità di qualsiasi tipo di disturbo: dolore, ansia, attacchi di panico, stress o – come dicevamo all’inizio – anche in ambito medico per indurre anestesia, analgesia e per gestire situazioni difficili da un punto di vista medico. Fino a un certo punto della storia, si era soliti dire che solo il 20/30% di persone potevano essere ipnotizzate: c’era un modo di indurre la trance che era molto direttivo. Con Milton Erickson, invece, si è capito che per l’ipnosi si doveva usare un approccio naturalistico; e io mi riconosco molto in questo. Quindi, possiamo dire che il 99% delle persone può andare in una condizione di trance e sfruttare al massimo il proprio potenziale mente/corpo. Spesso mi capita di constatare che abbiamo un’idea di noi stessi molto limitata e ristretta per quanto attiene alle nostre possibilità. Invece è il caso di ribadire che siamo più straordinari di quanto possiamo pensare: dobbiamo solo imparare a usare le nostre risorse inconsce. 

 

 

Barbara Ruggiero

Coordinatore del magazine, giornalista professionista, PhD student presso il Dipartimenti Studi Umanistici dell'Università di Salerno, è laureata in Comunicazione. È stata redattrice del Quotidiano del Sud di Salerno e, tra le altre esperienze, ha operato nell’ufficio comunicazione e rapporti con l’informazione dell’Agcom (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni). Già docente di progetti mirati a portare il giornalismo nelle scuole, è stata anche componente e segretaria del Consiglio di Disciplina dell’Ordine dei giornalisti della Campania.

Previous Story

La vita non è una corsa, “nostalgia” per il lockdown

Next Story

Addio a Federico Sanguineti, il poeta che ebbe il terrore di prendersi sul serio