Manlio Torquato, nasce a Nocera Inferiore nel 1968, dove vive. Esercita la professione di avvocato ed è docente universitario a contratto di materie giuridiche. È stato cultore della materia presso la cattedra di Geografia dell’Università di Salerno, DipSum. È stato a lungo amministratore locale, sindaco della sua città per un decennio dal 2012 al 2022. È autore di numerose pubblicazioni di articoli su temi di attualità territoriale per testate giornalistiche della provincia di Salerno. Partecipa di frequente come co-relatore a numerosi convegni di cultura politica. Ha composto negli anni alcuni versi in una raccolta dal titolo “Rime non baciate, una raccolta poetica e politica”, tutt’ora inediti per la carta stampata e solo in parte pubblicati sul social network Facebook.
PERCHÉ NAPOLI.
Calda è Napoli
All’alba,
Morbida e spietata
Nella bellezza
Mai rinnegata
Alla parlata amara
Ed affettuosa
Di pistola e spada,
Da cielo e mare
Ripiegata
Sul basolato nero
Che riga la facciata
Di una chiesa,
Eppure
Profumata
Di umanità mischiata,
O di vibrante musica
Da strada
Che lamenta,
Dal porto alla pianura,
La ferita antica
D’acciaio ed amianto,
Ribassata
Tra il cinguettio del Virgiliano
Fin giù al tramonto
Dell’isola lontana.
ANGOLI
Oscena,
Raggrumita umanità
Di colori marcescente,
Abbandonata al sole
Di un mercato di stracci
Tra miscuglio di afrori
La scanso a fatica,
Ché s’intreccia tra i piedi
Sul selciato del mondo.
Non suscita pietà
Ma spavento,
Né aiuto più chiede
Al passo indifferente
Che già fugge altrove
Nel frattempo,
Mentre un biondo sorriso
Riveste appena
Di bellezza il tutto.
DOPO
Quando tutto sarà finito
Sarà libertà,
O rimorso,
O nostalgia dell’essere stato
fuori da ogni corso,
Nel rimpianto
Di non aver provato
Sempre,
Fino in fondo.
E facce,
E sogni,
E voci
Di bisogni,
Di speranze e rabbie,
Ed occhi,
O volti
Che non ho mai guardato
Ed altri
Che più ho dimenticato,
In questo rovistare
Anticipato
Di ricordi
E di bugie
Che l’anima
insonne
Ha lasciato
Nei corridoi mai vuoti
Di tutto quello che
Per voi,
O per me,
Ho cercato.
CORPI
I nostri corpi
sono inutili orpelli,
O prigioni
Ai nostri sentimenti,
O vestiti
alle nostre vergogne
Più buie,
O fastidi
alle nostre ali.
I nostri corpi non corrono
Leggeri,
Né fermano il tempo,
Né il vento,
Sono essi
La nostra condanna,
Il nostro intralcio,
Indissolubile alla terra
Eppure
accarezzano altri corpi,
Provvisori e frementi,
Insicuri o indulgenti
Comunque.
FIGLIO
E quante volte
Ti ho creduto nemico
O nuvola sfuggita al mio abbraccio,
Od ombra delle mie paure antiche
O, ancora, amore
Preteso senza intralcio,
Nel desiderio di viverti accanto
Per riscoprirmi ragazzo.
Intreccio
Irrisolto alla memoria,
E tenerezza tardiva
Sperando che un giorno
Mi avrai,
Ti avrò,
Capito
Ma mai abbastanza
Comprenderò il mistero
D’essere stato anch’io,
Come te,
Figlio.
(da “Rime non baciate. Una raccolta poetica e politica”, volume inedito)

