De Caro e Pizzo, verso il confine delle forme nuove

Nel Salernitano una iniziativa artistica di grande rigore e di rinnovati stilemi, che inaugura un corso nuovo per il territorio, che è sede dell'Università di Salerno

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La mostra dei due artisti salernitani

Una mostra di pittura che ha incrociato gli sguardi attenti di un folto pubblico e che lascia ben sperare nella ripresa artistica e culturale della Valle dell’Irno. Parliamo dell’esposizione a Mercato S. Severino, presso la galleria d’arte contemporanea “Il paese del vento”, dei pittori Carmela De Caro e Giuseppe Pizzo, due artisti dal consolidato curriculum e dalla apprezzata ricerca cromatica e formale, entrambi da anni alla positiva attenzione della critica più avveduta e ufficiale. Pieno successo dell’inaugurazione, avvenuta nei giorni scorsi. Le opere rimarranno esposte fino a metà ottobre (orario di apertura della galleria dalle 18 alle 20). Pubblichiamo la presentazione al catalogo di Giovanni Cavaliere, pittore anch’egli e “anima” dello spazio espositivo.

Il confine delle forme che esprimono energia dinamica si sposta all’infinito, la terra bacia il mare…

L’amore che lotta per riconquistare una speranza di pace armoniosa, di famiglia e fratellanza, è sempre necessario. L’istinto umano riconosce l’equilibrio spirituale, il bene che semina il grano della civiltà solidale non è solo un valore culturale ma una pura forma di energia vitale che tiene in equilibrio il cammino verso il mistero della fine e la luce di una nuova alba.

Chi nega con ottusa malvagità il diritto naturale al respiro magico dell’esistenza è destinato a dominare il nulla… Campi aridi senza poesia, siccità nel corpo sociale.

La società civile dell’umano sensibile resta impotente dinanzi alle tragedie che caratterizzano l’eterna contemporaneità tra bene e male, la società delle persone che sono portatrici di valori pacifici, da condividere senza il malefico dogma del profitto, rappresentano l’avanguardia silenziosa del divino possibile, della bellezza spirituale che è in grado di trovare la giusta misura nel corpo puro della materia.

Le opere esposte da Carmela De Caro

L’arte, in tutte le sue espressioni, è da sempre uno specchio inseparabile della presenza umana e del suo immaginario simbolico, in sè porta l’opacità del malessere superficiale dei significati e, contemporaneamente, la luce inaspettata nell’abisso vertiginoso della scoperta… Il significante

che rigenera la visione del simbolico, mette incessantemente in discussione le inutili sicurezze dell’ego auto deterministico. Testimonianza attiva e visionaria del cammino umano, poetica cronaca dell’accaduto che ricuce le ferite della battaglia.

Ci sono persone in cammino, vite da raccontare mettendosi a piedi scalzi e tenendo la mano ferma

per non mentire su tutto quello che riguarda l’origine dannata di una partenza. Persone in pellegrinaggio verso una frontiera invisibile per raggiungere l’ignoto… Persone che hanno abbandonato le loro radici e il loro nutrimento affettivo, l’umano desiderio di vivere felici… Pane dalle mille forme che nutre il popolo errante dei poveri, degli ultimi che cercano luce e trovano guerra.

Tutti gli artisti sono testimoni del presente e custodi di un immaginario ancestrale.

Le opere esposte da Giuseppe Pizzo

L’artista, anche nella più nascosta provincia della creatività, è un narratore nomade dei sentimenti,

egli è migrante fortunato che tende la mano allo straniero. Con poesia ed umiltà, l’arte può accogliere la diversità, perché nel processo creativo c’è sempre una traccia sconosciuta che porta ai cambiamenti e alla trasformazione dei canoni… Naturale inclinazione al rovesciamento dei paradigmi, abbattimento delle misere barriere dell’ordine dominante. Denuncia e pacifica rivoluzione. Tutte le opere del mondo sono porte, possibilità esistenziali per accedere a nuove visioni e intrecciare diverse relazioni germinali… Il contenuto è sempre in divenire, il contenitore è un archivio in fiamme che non brucia il pensiero ma lo illumina di poesia audace che stravolge incessantemente i confini della conoscenza. L’armonia non è un luogo, un centro di accoglienza per separare gli sguardi e dividere il corpo vivo dell’intelligenza, l’armonia è nella curiosità della composizione che non esclude nessuna possibilità di incontro. Arte come utopia collettiva, viatico d’amore per un mondo senza supremazie, senza profughi dati in sacrificio per sfamare i mostri delle guerre. Arte per pellegrini felici verso il confine delle forme nuove.

 

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