Se la tragedia di Macbeth va in scena nelle rappresentazioni del potere

Il fantasma di Banquo è presente ai tavoli istituzionali quando, tra i mille intrighi dei compromessi e delle convenienze, ognuno dei presenti deve fare i conti con la propria coscienza, quando alla stampa viene data in pasto una verità di comodo

Tempo di lettura 2 minuti
Macbeth, Banquo e le Streghe

Croce definiva Shakespeare la “persona poetica “, il pre-filosofo, il narratore di un affresco assoluto di sentimenti ed emozioni contrastanti, di una realtà misteriosa, protesa verso una dimensione superiore, di un qualcosa d’inconoscibile di cui tutti parlano per inconfessabili  fini reconditi.

Il critico mette in evidenza la peculiarità del Bardo, che allestisce una scena di personaggi portatori di dilemmi filosofici incapsulati in sentimenti ambigui e contrastanti. Il dilemma è l’attore protagonista, capace di conferire al teatro una sostanza filosofica e morale. Il grande drammaturgo si muove negli spazi sovrapponibili della speculazione psicologica e filosofica, disegnato la “materia “umana” senza mai usare colori e contorni netti.

Esemplificativo dell’ambiguità eterna dell’agire umano è, in particolare, nel Macbeth, il personaggio di Banquo, stratificazione dei mille risvolti della natura dell’uomo che si dibatte tra valori positive e ambizioni celate. Per molto tempo la critica ha visto nel suo assassinio la definitiva affermazione del male; la feroce empietà dI Macbeth che dopo aver assassinano re Duncan, elimina il fedele amico, colui dal quale nascerà il futuro re. Ma Banquo si era rivelato anch’egli ambizioso, sospettoso, suggestionato dalle profezie delle streghe. Se Macbeth ha i colori oscuri della dannazione, Banquo si muove nel grigio, il colore che meglio rispecchia la natura umana.

Banquo, in quanto fantasma, può essere ovunque, porta con sé il suo enigma irrisolto attraverso il tempo, fino ad arrivare al presente, la sua attualità ha a che vedere con i molteplici aspetti della natura umana, fatta di contrasti interiori, virtù presunte e inconfessabili ambizioni private. Non c’è un solo essere umano che non subisca oscillazioni tra un bene di facciata e un male nascosto… l’inesprimibile è l’archetipo costante della frizione tra il pensiero espresso e quello taciuto; Shakespeare sacrifica Banquo perché il rimorso e il destino diventino il fantasma al banchetto di Macbeth.

Il Croce critico non vede che il male nella sanguinosa, turpe e nebbiosa carrellata dei personaggi del Macbeth, vi è il solo rimorso che agita le notti del principe regicida e che dà vita al fantasma di Banquo, l’amico sacrificato sull’altare delle sue ambizioni regali, messe in pericolo dalla stirpe dello stesso Banquo, destinata al trono, secondo la profezia iniziale delle streghe.

Il rimorso non è una virtù, è solo uno stato d’animo e lo stesso Banquo, ambizioso e silente, quando rimugina sulle profezie delle streghe, incontrate all’origine della vicenda, agitato da sospetti fondati sulle atroci intenzioni di Macbeth nei confronti di Re Duncan, non fa nulla per accusarlo apertamente, una ritrosia che si risolverà a suo danno, con il suo assassinio.

Contrapposizione dialettiche racchiuse in pensieri taciti, coscienze agitate e parole non dette; la tragedia di Macbeth va in scena ogni giorno nelle rappresentazioni che il potere degli uomini offre di sé, a tutti i livelli, a tutte le dimensioni.

Il fantasma di Banquo è presente ai tavoli istituzionali quando tra i mille intrighi dei compromessi e delle convenienze, ognuno dei presenti deve fare i conti con la propria coscienza, quando alla stampa viene data in pasto una verità di comodo che alimenta virtù pubbliche e cela vizi privati e verità inconfessabili.

E, in fondo , anche nel privato, in ciascuno di noi, nelle nostre vite nascoste c’è un convitato di pietra che ci osserva e ci ammonisce, un fantasma che ci ricorda i nostri errori più o meno grandi, quelle azioni compiute che non avremmo mai dovuto e voluto compiere per assecondare propositi sbagliati.

Previous Story

Da Morelli al suffragio universale: il cammino delle donne verso la cittadinanza

Next Story

L’8 marzo non sia un atterraggio nel campo di mimose