“Caro Falivena, un giorno mi dicesti: ‘Sei un narratore nato, non dovresti scrivere articoli!’ E invece avendo creduto nell’arte dovetti dovrò scriverne, a rotazione, in serie, fino alla rovina. Oggi tu scrivi racconti. Ho letto questo di stamani sul ‘Mattino’: Due gambe tedesche. È bello. È nuovo. Ti ritrovo. E mi fa piacere che anche tu hai dei cedimenti. Non porre in una luce ambigua queste parole. Le nostre posizioni rimangono quelle che sono. Auguri però allo scrittore. Tuo Mimì Rea”. Così il già famoso autore delle raccolte Spaccanapoli e di Gesù, fate luce scriveva all’amico salernitano Aldo Falivena – giornalista della carta stampata prima e poi della televisione, ininterrottamente dal 1954 al 2011 – in una lettera datata 13 dicembre 1965 spedita da Napoli. Proprio quel giorno sul quotidiano campano – che aveva lo stesso Rea tra le ‘firme’ di punta – era stato, infatti, pubblicato il racconto di cui Mimì parlava nella sua missiva: la storia (narrata dalla voce dell’autore-protagonista) di un fortuito incontro con una donna tedesca, algida e triste; nel tempo breve di un viaggio in volo dall’Italia verso la Germania. A circa sessant’anni dalla prima pubblicazione, il testo narrativo – insieme con un poemetto inedito di Aldo Falivena, “Il potere letterario” – ritorna in un agile libretto curato da Camillo Falivena, figlio di Aldo, come lui giornalista e narratore in prosa, e pubblicato lo scorso settembre. ‘Familiare’ – e da intendersi come originale divertissement letterario – è pure la sede editoriale scelta per la nuova pubblicazione: si tratta della Corvorosa Editore fondata e diretta da Camillo che raccoglie, nei diciassette titoli stampati, poesie e scritti in prosa suoi e del padre. “La Corvorosa Editore è stata fondata a Roma nell’anno 2013 (2766 A.U.C. ab urbe condita). È sicuramente la più piccola casa editrice italiana, europea e probabilmente del mondo”, chiosa Camillo Falivena in calce al volumetto. “Si caratterizza per non aver alcun fine di lucro, dato che le sue pubblicazioni si possono ottenere solo tramite donazione. Questi libretti, inoltre, hanno una tiratura limitatissima che non deve mai superare le cinquanta copie. Sono ammesse ristampe sempre rispettando tale limite e a condizione che le stesse differiscano, sia pure in minima parte, dall’opera originale”. Stessa tiratura per un altro testo di Aldo Falivena affidato, invece, alla cura del fratello Pietro: Morirono abbracciati è un libro d’artista stampato in cinquanta copie – fuori commercio, in una elegante veste grafica (di Giovanni Gagliardi) con un disegno in apertura del curatore – edito a Salerno per i tipi di “@lfabeti. Osservatorio di arti visive” nel mese di ottobre di quest’anno. “Tra la notte del 25 e la mattina del 26 ottobre 1954 un violentissimo nubifragio – in meno di 24 ore caddero più di 500 mm. di pioggia – colpì Salerno, Cava dei Tirreni, Vietri sul Mare, Maiori, Minori e Tramonti, causando centinaia di vittime e ingentissimi danni. “In quelle tragiche giornate”, prosegue Pietro Falivena nella breve nota introduttiva, “mio fratello Aldo fu inviato nelle zone colpite da ‘Il Giornale’, per il quale scrisse sei articoli (numeri 256, 257, 258, 259, 260, del 27, 28, 29, 30 ottobre”; 260 e 261, 1 e 2 novembre 1954). Morirono abbracciati, pubblicato in questo libello apparve invece sul settimanale ‘Epoca’ del 31 ottobre 1954”. Dalle pagine dei giornali a quelle di due libretti, settant’anni dopo. Col rimpianto – ancora rimandando alle parole del figlio Camillo – che forse i due scritti avrebbero potuto stare insieme, trovando una giusta collocazione nel libro più importante di Aldo Falivena: “quello che non ha mai voluto, o potuto, scrivere”.